L'odontoiatria conservativa è una branca dell'odontoiatria restaurativa che si occupa della cura dei denti cariati, delle procedure per l'eliminazione della carie e di quelle relative alla chiusura delle cavità risultanti dall'eliminazione dello smalto e della dentina cariata, tramite l'utilizzo di appositi materiali.
Le carie possono essere superficiali o profonde. Nel primo caso ci si limita ad asportare parte della dentina e dello smalto interessati dalla carie, otturando il dente con appositi materiali (amalgama d'argento o compositi). L'uso degli amalgami d'argento (a causa del contenuto in mercurio) è stato sostituito ormai dai materiali compositi che per le loro caratteristiche adesive permettono una preparazione della cavità cariosa meno ampia rispetto all'uso dell'amalgama che richiedeva cavità dalle caratteristiche particolari perché fossero ritentive. Nelle carie profonde vi può essere un interessamento della polpa del dente, contenente anche le fibre nervose, e allora si ricorre alla cura canalare detta anche devitalizzazione.
Il termine conservativa indica l'obbiettivo di tali cure, cioè di conservare i denti altrimenti distrutti dalla carie.
Con il termine endodonzia si intende quella branca dell'odontoiatria che si occupa della terapia dell'endodonto, ovvero lo spazio all'interno dell'elemento dentario, che contiene la polpa dentaria, costituita da componente cellulare, vasi e nervi.
Si ricorre alla terapia endodontica qualora una lesione cariosa o traumatica al dente abbia determinato una alterazione irreversibile del tessuto pulpare, fino alla necrosi dello stesso. È possibile inoltre ricorrere a questa metodica qualora l'elemento dentario debba essere coinvolto in riabilitazioni protesiche che, a causa della notevole riduzione di tessuto dentale stesso, determinerebbero con alta probabilità un'alterazione pulpare irreversibile (necrosi pulpare per cause iatrogene).
La protesi fissa viene fissata agli elementi pilastro con la cementazione e non può essere rimossa dal paziente. In base alle funzioni si distinguono tre tipi di protesi fissa:
Tali elementi se si ancorano sul dente o radice residuo vengono definiti corone, se poggiano sui denti adiacenti (opportunamente limati) con il fine di ripristinare denti mancanti sono detti ponti, e se sono applicati su impianti inseriti nell'osso sono definiti protesi su impianti. Sono definite protesi fissa anche le faccette, che consistono in gusci di ceramica da applicare sui denti anteriori per finalità estetiche o funzionali.
Si realizzano anche intarsi in ceramica integrale che consistono in ricostruzioni parziali del dente naturale.
Negli ultimi anni ha assunto grande importanza la realizzazione computer-assistita di protesi fisse con tecnologia CAD/CAM.
"Con la progettazione digitale il paziente viene messo nelle condizioni di poter vedere in anteprima il risultato finale."
I denti che vengono incapsulati sono solitamente indeboliti da grandi carie o devitalizzazioni, oppure sono necessari come pilastri di un ponte; la preparazione del dente consiste nel rimuovere, limando con una fresa diamantata da turbina, gli strati più esterni del dente, per uno spessore pari a quello che avrà la capsula protesica.
Il materiale di cui è fatta una capsula è solitamente una lega metallica (acciaio cromo-cobalto-molibdeno, leghe preziose a base di oro o platino, oppure zirconio) per l'armatura interna, che conferisce la funzione di protezione al dente, e ceramica per il rivestimento esterno, che ha lo scopo di dare una estetica accettabile, e fornire una superficie di masticazione con caratteristiche di durezza simili a quelle dello smalto; altre composizioni prevedono la ceramica integrale, la resina integrale (per le capsule provvisorie), oppure resina o composito su armatura metallica.
Con il termine "protesi mobile" si intendono tutte le protesi atte alla sostituzione di intere arcate o parti di essa. Sono definite mobili in quanto possono essere rimosse facilmente dal paziente durante l'arco della giornata.
Protesi mobili sono la protesi totale, la protesi parziale e la protesi mista-scheletrata.
La poliammide è una resina iniettata appartenente alla famiglia dei polimeri che ha un alto grado di evoluzione con qualità straordinarie, è ipoallergenica e non contiene monomero.
Per implantologia (dentale) si intende quell'insieme di tecniche chirurgiche atte a riabilitare funzionalmente un paziente affetto da edentulismo totale o parziale mediante l'utilizzo di impianti dentali ovverosia dispositivi, metallici e non, inseriti chirurgicamente nell'osso mandibolare o mascellare, o sopra di esso ma sotto la gengiva, atti a loro volta a permettere la connessione di protesi, fisse o mobili, per la restituzione della funzione masticatoria. Tali impianti possono essere di diverse forme, inseriti in diverse sedi con tecniche differenti e poi connessi alle protesi con diverse tempistiche.
Vengono usati per curare i disallineamenti, in quanto riescono a spostare i denti nella direzione voluta dall'ortodontista. Vengono spesso usati nell'ultima fase o finishing. Complicano però l'igiene orale, perché sono formati da vari fili in materiale metallico, elastici, attacchi (bracket), tubi o bande sui molari, che aumentano la difficoltà a rimuovere correttamente dai denti la placca batterica e rendono problematico l'uso del filo interdentale. Spesso è consigliato l'uso di altri strumenti quale l'idropulsore, grazie a cui, spruzzando sottili getti d'acqua fra i denti, si riesce a togliere buona parte dei residui di cibo. È talvolta raccomandato inoltre l'uso del collutorio dopo lo spazzolino, perché, oltre a migliorare l'alito, si aumenta la protezione dalla carie. Quando si ha l'apparecchio bisognerebbe cercare di evitare cibi come gomme americane, caramelle dure o appiccicose, cibi gommosi o impegnativi da masticare.
L'apparecchio fisso è costituito da placchette (dette anche piastrine, piastrelle o bracket) che tengono fermo il filo (o arco) ortodontico, metallico, il mezzo principale nel raddrizzamento dei denti. Oggi esistono, per ragioni estetiche, bracket in ceramica o in composito che si avvicinano al colore naturale dei denti. Sui molari normalmente i bracket non vengono applicati direttamente sullo smalto dei denti, ma ad appositi anelli metallici (detti bande) che abbracciano la corona dentaria. In alcuni casi l'effetto ortodontico non si può ottenere solo con l'uso dell'arco ortodontico, ma è necessaria l'applicazione di appositi elastici che servono ad ottenere lo spostamento degli elementi dentari. Altra componente dell'apparecchio sono i ganci, situati presso le placchette dei canini, dei premolari e dei molari, sui quali si agganciano gli elastici. Il filo è tenuto in sede nei bracket da legature metalliche o elastiche, che ne permettono più o meno lo scorrimento a seconda della tecnica ortodontica utilizzata. Esiste infine un tipo di bracket, detto autolegante o di bassa frizione, nel quale non si usano legature poiché è studiato appositamente per incastrare l'arco e trattenerlo in sede con una sorta di apposito sportellino.
Vengono invece usati per la correzione di malocclusioni più gravi e per le disformosi dento-facciali; permettono movimenti limitati dei denti, generati da viti, molle e archi, ma permettono un riequilibrio armonico del terzo inferiore del volto dal punto di vista funzionale ed estetico, in quanto ottengono non solo un effetto ortodontico, cioè legato al movimento dei denti, ma anche ortopedico, in quanto correggono e guidano la crescita delle basi ossee.
Gli apparecchi mobili sono principalmente utilizzati in ortodonzia intercettiva per modificare abitudini errate e comportamenti scorretti (ad esempio il succhiamento del dito) durante l'età evolutiva.
Gli apparecchi mobili funzionali e ortopedici, influiscono positivamente sulle crescita e sullo sviluppo delle arcate e dei mascellari, agendo sia sulla componente ossea che quella muscolare, cosa che l'apparecchio fisso non può fare. Hanno un costo generalmente inferiore rispetto agli apparecchi fissi, vengono preparati direttamente in laboratorio, e, al contrario di quelli fissi, non richiedono una particolare attrezzatura per essere regolati, esigendo invece una conoscenza più approfondita dell'apparato stomatognatico. Un grande vantaggio è che non creano difficoltà nell'igiene orale, poiché quando si mangia debbono essere tolti.
Da qualche anno vengono utilizzati altri apparecchi mobili trasparenti chiamati allineatori o più genericamente mascherine. Vengono fabbricati per qualsiasi tipo di arcata dentale ed essendo trasparenti non alterano in maniera importante l'estetica del sorriso durante il trattamento. Si tratta di mascherine abbastanza leggere, temporanee, cambiate mediamente ogni 2-4 settimane durante la cura (sono studiate al computer tramite un programma software che, sulla base di una scansione dei impronte delle arcate del paziente, produce 8-16 diversi allineatori progressivi, da applicare nell'arco di uno-due anni), che progressivamente consentono di far ritrovare ai denti la giusta posizione. Con questi tipi di apparecchi possono esser trattati solo disallineamenti di entità medio/lieve.